Frammenti di un discorso amoroso by Roland Barthes
autore:Roland Barthes [Barthes, Roland]
La lingua: ita
Format: epub, mobi, azw3
pubblicato: 2012-04-17T12:18:27+00:00
Senza risposta.
MUTISMO. Il soggetto amoroso è angosciato dal fatto che l’oggetto amato risponda parsimoniosamente, o non risponda affatto, alle parole (discorsi o lettere) che egli gli rivolge.
1. “Quando mi rivolgevo a lui, parlandogli di una cosa qualsiasi, X… aveva spesso l’aria di guardare e di essere altrove, come se stesse spiando qualcosa intorno a lui: scoraggiato, smettevo di parlare; alla fine, dopo un lungo silenzio, X… diceva: “Continua, ti sto ascoltando”; e allora riprendevo in qualche modo il filo di una storia a cui non credevo più”.
(Simile a una difettosa sala da concerto, lo spazio affettivo comporta dei recessi morti in cui il suono non circola più. - Se è così
, il perfetto interlocutore, l’amico, non è quindi colui che vi costruisce intorno la più grande risonanza possibile? L’amicizia non può forse definirsi come lo spazio di una sonorità totale?)
2. Questa attenzione sfuggente, che posso far mia solo a distanza di tempo, mi porta a pensare in modo gretto: impegnato con tutte le mie forze a sedurre, a distrarre, io credevo, parlando, di mettere in mostra dei tesori d’ingegno, ma questi tesori non vengono apprezzati se non con indifferenza; io sperpero le mie “qualità” per niente: tutto un fermento di affetti, di dottrine, di sapere, di squisitezza, tutta la briosità del mio io va a smorire, a smorzarsi in uno spazio inerte, come se -
pensiero colpevole - la mia qualità superasse quella dell’oggetto amato, come se fossi “in anticipo”
su di lui. Orbene, la relazione d’affetti è una macchina precisa; la coincidenza, la “giustezza”, nel senso musicale della parola, sono fondamentali al riguardo; ciò che è sfasato è “di troppo”: la mia parola non è propriamente un cascame, ma piuttosto una “giacenza”: ciò che non trova consumo immediato (che non entra in circolo) e che va al macero.
(Dall’attenzione assente nasce un’angoscia di decisione: devo o non devo andare avanti, parlare “nel deserto”? Avrei bisogno di avere quella spigliatezza che proprio la sensibilità amorosa non può darmi. Devo o non devo fermarmi, rinunciare? Sarebbe come dare a vedere che mi offendo, che metto in causa l’altro, e da questo prenderebbe lo spunto una “scenata”. Ancora una volta ci si trova di fronte al tranello).
3. “La morte è essenzialmente questo: tutto ciò che è stato visto, sarà stato visto per niente. Tutto di ciò che abbiamo percepito”. In questi brevi momenti in cui parlo per niente, è come se io morissi
[FRAN€OIS WAHL: “Chute”]. Giacché l’essere amato diventa una figura sigillata, un personaggio di sogno “che non parla” e, nei sogni, il mutismo è la morte [FREUD: “Psicologia delle masse e analisi dell’Io”, 274]. O anche: la Madre gratificante mi indica lo Specchio, l’Immagine, e mi parla:
“Tu sei quella cosa”. Ma la Madre muta non mi dice cosa sono: io non ho più basi, fluttuo dolorosamente senza esistenza.
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